Dal 20/02/2024 al 22/02/2024
martedì e mercoledì ore 20.30; giovedì ore 19.30
Teatro Nazionale di Genova
Cosa era la Commedia dell’Arte? Chi erano i Comici e le Comiche? Quanto mistero e quanta fascinazione vi è dietro questa forma di teatro, tutta italiana, nata a metà del Cinquecento. Un’arte raffinatissima e popolarissima, complessa e immediata, affidata ad artisti – uomini e donne, per la prima volta sulla scena – che fecero del loro essere “girovaghi” vanto e stile di vita, riscuotendo successo in tutta Europa.
Ora, una giovane compagnia, Stivalaccio Teatro, riprende e porta con felicità all’oggi i “canovacci” della commedia dell’arte, con straordinario consenso di pubblico e critica. Questo Arlecchino muto per spavento è direttamente ispirato al canovaccio Arlequin muet par crainte, scritto agli albori del Settecento dal celebre Luigi Riccoboni, star dei palcoscenici francesi con il nome d’arte di Lelio.
«La trama – scrive il regista e drammaturgo Marco Zoppello – è quella classica della commedia, con un amore contrastato e i lazzi e le improvvisazioni lasciate ai personaggi e alle maschere che portano in scena». Insomma: vecchi pretenziosi, giovani innamorati, matrimoni combinati, servitori astuti – un Arlecchino troppo chiacchierone – e mercanti senza scrupoli. Ma al di là della storia, vibra il piacere raffinatissimo di un divertimento senza pari, una festa del teatro più puro e popolare, in cui la tradizione della Commedia dell’arte viene smontata e rimontata con gli strumenti interpretativi del XXI secolo. Uno spettacolo in cui fantasia, invenzione, improvvisazione si mescolano a amore, paura e dramma, celati dalle affascinanti maschere classiche. Per un lavoro che il critico del Sole24ore, Antonio Audino, ha definito «una partitura mimica e gestuale di infinita sapienza».
Con Sara Allevi, Marie Coutance, Matteo Cremon, Anna De Franceschi, Pierdomenico Simone, Michele Mori, Stefano Rota, Maria Luisa Zaltron, Marco Zoppello
Cosa era la Commedia dell’Arte? Chi erano i Comici e le Comiche? Quanto mistero e quanta fascinazione vi è dietro questa forma di teatro, tutta italiana, nata a metà del Cinquecento. Un’arte raffinatissima e popolarissima, complessa e immediata, affidata ad artisti – uomini e donne, per la prima volta sulla scena – che fecero del loro essere “girovaghi” vanto e stile di vita, riscuotendo successo in tutta Europa.
Ora, una giovane compagnia, Stivalaccio Teatro, riprende e porta con felicità all’oggi i “canovacci” della commedia dell’arte, con straordinario consenso di pubblico e critica. Questo Arlecchino muto per spavento è direttamente ispirato al canovaccio Arlequin muet par crainte, scritto agli albori del Settecento dal celebre Luigi Riccoboni, star dei palcoscenici francesi con il nome d’arte di Lelio.
«La trama – scrive il regista e drammaturgo Marco Zoppello – è quella classica della commedia, con un amore contrastato e i lazzi e le improvvisazioni lasciate ai personaggi e alle maschere che portano in scena». Insomma: vecchi pretenziosi, giovani innamorati, matrimoni combinati, servitori astuti – un Arlecchino troppo chiacchierone – e mercanti senza scrupoli. Ma al di là della storia, vibra il piacere raffinatissimo di un divertimento senza pari, una festa del teatro più puro e popolare, in cui la tradizione della Commedia dell’arte viene smontata e rimontata con gli strumenti interpretativi del XXI secolo. Uno spettacolo in cui fantasia, invenzione, improvvisazione si mescolano a amore, paura e dramma, celati dalle affascinanti maschere classiche. Per un lavoro che il critico del Sole24ore, Antonio Audino, ha definito «una partitura mimica e gestuale di infinita sapienza».
Con Sara Allevi, Marie Coutance, Matteo Cremon, Anna De Franceschi, Pierdomenico Simone, Michele Mori, Stefano Rota, Maria Luisa Zaltron, Marco Zoppello
di Marco Zoppello
Regia Marco Zoppello
di Marco Zoppello
Regia Marco Zoppello