Grido d'amore - Edith Piaf

Nell'ambito del Festival in una notte d'estate – percorsi: l'architettura della parola tra città e terra

De Feo, accompagnato dal suono evocativo di una fisarmonica, racconta e canta le canzoni della “chanteuse realiste” vestendo i panni di un poeta vagabondo, un clochard dei nostri tempi che, nel ripercorrere alcuni frammenti della propria vita, ripropone i passi dell’esistenza straordinaria di Edith Piaf, un’artista il cui sguardo e la cui voce hanno segnato un’epoca e sono entrati a far parte di un mito.

Sulla scena un paio di ali bianche sospese nel vuoto come a delineare il fluttuare dell’anima.

Note

Cantare Edith Piaf, l’inimitabile mito della canzone francese del novecento che ha segnato un’epoca con la sua prorompente personalità, può rappresentare uno dei più insidiosi rischi nel percorso creativo di un artista. Consapevole del pericolo (e attratto dall’insidia) mi sono avvicinato, da attore-cantante, con estrema cautela al personaggio senza cercarne alcuna identificazione, impossibile tra l’altro. Mi sono piuttosto limitato, per così dire, ad evocarne l’essenza emotiva, osservandone dall’esterno la gestualità, il ritmo, la fissità dello sguardo, la vibrazione vocale.

Ragione per cui, la mia personale interpretazione “tutta al maschile” di quelle canzoni, note alla maggior parte del pubblico internazionale, si esprime con il doveroso distacco necessario a non compromettere quel mondo “tutto al femminile” di una cantante che ha saputo interpretare l’amore nelle sue molteplici sfaccettature con estrema passione.

Considero tuttavia che il distacco interpretativo non può annullare del tutto la fluidità dell’anima, il battito cardiaco, l’abbandono sensuale.

Gli ostacoli e le difficoltà incontrate durante lo studio e l’ascolto della voce della Piaf hanno man mano fatto maturare in me l’esigenza di raggiungere una sintesi, forse un compromesso tra forza espressiva e rarefazione evocativa, tra potenza passionale e dilatazione onirica. Tra maschile e femminile.

In questa mia ricerca interpretativa ho voluto restituire al pubblico le atmosfere di un’epoca senza tempo, con uno sguardo contemporaneo e un gusto per il passato in costante equilibrio, accompagnato dal suono della fisarmonica negli arrangiamenti di Marcello Fiorini.

L’ironia, il senso del gioco e il piacere della leggerezza sono stati ingredienti fondamentali per rendere omaggio al mito e alla sua personalità, che si espande come un’eco lontana ma ancora presente lungo le gallerie della memoria.

In ultimo, non ho voluto tradurre le canzoni perché quella lingua, la lingua francese, parla la voce di Piaf. In questo almeno, ho cercato di non tradirla.

E così...Io canto Piaf.

Gianni De Feo

Così la critica

“... Non semplicemente un concerto, ma un vero spettacolo teatrale, che emoziona e conquista. Assolutamente da non perdere.”

Civitavecchia Oggi - Aurora Acciari

“L’ottimo Gianni De Feo con Grido d’amore al Teatro Belli di Roma. Canta Padam padam, l’accordéoniste, Milord, le roi a fait battre tambour e al tempo stesso racconta Edith, racconta Parigi, un modo di esistere, l’estrema consapevolezza che la vita è tragica e leggera come il fumo di una Gauloise soffiata nella nebbia di una stazione ferroviaria francese.”

Left - Marcantonio Lucidi

“Non è il racconto di una vita, ma un omaggio a una donna che ha saputo trasfigurarla...lo spettacolo che Gianni De Feo incarna e dirige.”

Il Tempo – T. D. M.

“... Ci sono solamente un paio di ali sul palcoscenico per Grido d’amore, interessante per nulla scontato testo di Ennio Speranza, che intervalla frammenti della vita di Edith Giovanna Gassion, detta “il passerotto”, con canzoni più o meno celebri interpretate dal potente Gianni De Feo, anche regista della pièce... Un’ora abbondante di teatro-canzone, senza sbavature né eccessi... pioggia di applausi.”

Il Messaggero – Paola Polidori

“... in scena, vestito con gli abiti di un dandy d’inizio secolo finito tra i clochard del lungosenna che pian piano quegli abiti se li toglie di dosso, come a denudarsi l’anima, c’è un attore-cantante straordinario che sembra uscito da una vecchia pellicola francese, un “beau garçon” dal fascino ambiguo che trasforma l’aneddotica e il repertorio di motivi più o meno celebri in puro batticuore, mito rivissuto. Una serata da non perdere.”

La Repubblica – Nico Garrone

“De Feo gioca e insieme idolatra la Piaf... Una dedica d’artista a tutti gli artisti.” Il Messaggero – Rita Sala

“L’interprete ha saputo raccontare e cantare Edith Piaf in modo così magistrale da provocare dieci minuti di applausi alla fine dello spettacolo.”

Il Saviglianese, Teatro Milanollo di Savigliano (Cuneo) – Vincenzo La Porta

“Gianni De Feo riesce con bravura eccezionale a ripercorrere la vita artistica della Piaf, ma non si limita a interpretare le sue canzoni ...”

Claudio Elli, Teatro Libero di Milano

... l’attore (tra i migliori che sappiamo unire capacità recitative a quelle canore)...” Italia Sera – Annalisa Venditti

spettacolo musicale diretto e interpretato da Gianni De Feo

di Ennio Speranza

fisarmonica Marcello Fiorini

scene e costumi Roberto Rinaldi

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